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Economia Circolare, cos’è e come trasforma il packaging

cos'è economia circolare

Definizione economia circolare

L’economia circolare è il più avanzato modello di produzione e consumo coerente e allineato con il concetto di sviluppo sostenibile.

In Europa, è fortemente supportata dalla normativa dell’Unione Europea, che attraverso iniziative come il Circular Economy Action Plan, detta la direzione politica, le normative e gli incentivi, che possono accompagnare il mercato unico in questo tipo di transizione.

Parallelamente, la Ellen MacArthur Foundation è un’entità chiave che lavora globalmente per promuovere l’economia circolare, collaborando con decision makers economici e politici per implementare soluzioni innovative e sostenibili. Questi sforzi congiunti dimostrano un impegno crescente verso un futuro più sostenibile e resiliente.

Economia circolare è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera». Ellen MacArthur Foundation

La nascita del concetto di Economia Circolare

Le applicazioni pratiche nei sistemi economici moderni e nei processi industriali dell’economia circolare hanno iniziato a prendere forma negli anni ’70.
Uno dei primi riferimenti all’idea di un circuito circolare dei materiali si trova nel lavoro di Kenneth E. Boulding, che nel 1966 pubblicò l’articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth“.
Più avanti, nel 1976, Walter Stahel e Genevieve Reday esplorarono ulteriormente il concetto in un rapporto per la Commissione europea intitolato “The Potential for Substituting Manpower for Energy“. Lo studio evidenziava come l’economia circolare potesse contribuire alla creazione di posti di lavoro, al risparmio di risorse e alla riduzione dei rifiuti.

La Ellen MacArthur Foundation è la prima organizzazione non-profit internazionale, fondata nel 2010, con l’obiettivo di “Sostenere le persone creative e le istituzioni impegnate a costruire un mondo più giusto, verde, e pacifico“. La fondazione supporta aziende e istituzioni educative nella transizione verso pratiche più sostenibili.
La sua missione è accelerare il cambiamento verso un sistema economico che sostituisca il modello lineare “produrre, usare, smaltire” con un approccio “dalla culla alla culla”, considerando l’intero ciclo di vita dei prodotti.

Dal modello lineare a quello circolare

Il modello economico lineare, dominante durante l’era industriale, si basa sull’assunzione di risorse abbondanti e facilmente disponibili, il che porta a un uso inefficiente e alla creazione di enormi quantità di rifiuti. In questo modello, preleviamo materiali dalla Terra, creiamo prodotti e infine li scartiamo, seguendo un processo lineare: “estrarre, produrre, usare e gettare“.
In contrasto, l’economia circolare cerca di eliminare i rifiuti attraverso la progettazione intelligente e il riutilizzo continuo dei materiali, promuovendo la sostenibilità e l’efficienza.

Perchè è necessaria l’economia circolare

L’economia circolare introduce pratiche che permettono di estendere il ciclo di vita dei prodotti, riducendo al minimo i rifiuti e reintroducendo i materiali nel ciclo produttivo per generare nuovo valore.

I materiali non diventano mai rifiuti, ma rimangono in circolo attraverso la manutenzione, il riutilizzo, il ricondizionamento, la rimanifattura, il riciclo e il compostaggio, e la natura viene rigenerata. L’economia circolare affronta sfide globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, i rifiuti e l’inquinamento, separando l’attività economica dal consumo di risorse finite. Ha tre obiettivi fondamentali: eliminare i rifiuti e l’inquinamento; mantenere i prodotti e i materiali in circolo, preservando il loro valore; rigenerare la natura.

Sostenuta dalla transizione verso energie e materiali rinnovabili, l’economia circolare è un sistema resiliente, vantaggioso per le aziende, le persone e l’ambiente.

Materie prime

Il tema delle materie prime è centrale nell’economia circolare, nata per proteggerne lo sfruttamento indiscriminato. Le materie prime, infatti, non sono una risorsa infinita o rinnovabile.

Eppure, secondo il recente rapporto OCSE, dal titolo The Global Material Resources Outlook to 2060, il consumo mondiale di materie prime raggiungerà, nel 2060: 167 miliardi di tonnellate, quasi il doppio del livello attuale e senza azioni concrete i danni saranno considerevoli.

Oltre all’esaurimento di alcune materie prime, l’aumento dell’estrazione e della lavorazione delle materie comporta emissioni di gas climalteranti, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, la distruzione di ecosistemi.

Se non si vuole compromettere la ‘capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze’, la gestione dello sfruttamento delle materie prime deve essere fatta in modo più equilibrato. Il passaggio all’ economia circolare è una delle strategie per raggiungere questo obiettivi, promuovendo un ciclo di vita in cui i materiali vengono mantenuti in uso il più a lungo possibile e l’impiego di risorse vergini può essere minimizzato grazie al riciclo.

Trasformazione industriale nell’economia circolare

L’economia circolare rappresenta un sistema economico che si auto-rigenera, dove i materiali biologici vengono reintegrati in natura e i materiali tecnici sono riutilizzati senza danneggiare l’ambiente. Questo approccio si contrappone al modello tradizionale, basato sull’uso eccessivo delle risorse naturali e incentrato principalmente sull’aumento dei profitti attraverso la riduzione dei costi di produzione. Adottare l’economia circolare implica una trasformazione radicale dei processi produttivi, orientati a garantire una sostenibilità a lungo termine.

In questo contesto, il principio dell’eco-design guida la progettazione di prodotti pensati per tutto il loro ciclo di vita, assicurando che possano essere facilmente smontati, ricondizionati, riciclati o riutilizzati. La modularità e la versatilità diventano cruciali per creare prodotti capaci di adattarsi a cambiamenti, prolungando la loro utilità e riducendo la necessità di impiegare nuove risorse. L’impiego di energie rinnovabili sostituisce le fonti energetiche fossili, contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio dei processi produttivi.

L’adozione di un approccio ecosistemico permette di considerare le interazioni tra diverse parti del sistema, minimizzando le esternalità negative e valorizzando il contesto ecologico e sociale. Infine, il recupero dei materiali sostituisce l’uso di materie prime vergini con materiali recuperati, mantenendo le loro qualità e riducendo la dipendenza dalle risorse naturali, completando così il quadro di un modello economico profondamente rinnovato e responsabile.

Economia circolare: un modello di business vantaggioso

L’economia circolare adotta un approccio innovativo per preservare le risorse e proteggere gli ecosistemi. Un approccio che comporta progettare prodotti per aumentarne la durata, favorirne il riutilizzo, la rimanifattura e il riciclo finale, conservando le risorse impiegate nella loro produzione, come materiali, energia e tempo.

In questo momento, molte aziende andranno incontro a costi di transizione verso l’economia circolare. Tuttavia è abbastanza evidente che nel medio e lungo termine vi sono numerosi vantaggi, anche dal punto di vista business. Per esempio, le aziende sosterranno minori costi di acquisizione di materie prime e produzione, mentre i consumatori beneficiano di prezzi più bassi.

La spinta dell’economia circolare ha favorito l’affermarsi di nuovi modelli di business e nuove strategie industriali basati sull’approccio circolare, che nel tempo si stanno dimostrando innovativi ed efficaci in un’ottica di valore aggiunto

Un nuovo modello di business è rappresentato dal “prodotto come servizio” (Paas), dove, invece di vendere prodotti, le aziende offrono l’uso di questi come servizio. Un esempio lampante è Car2Go, Zipcar o Link&Co, che offrono auto con nuove formule di noleggio o di condivisione anziché la vendita di veicoli personali; Apple e Samsung, offrono programmi di leasing per smartphone e altri dispositivi elettronici, Xerox, propone soluzioni di stampa e gestione documentale piuttosto che vendere stampanti.

La simbiosi industriale e la rigenerazione a catena, entrambi promuovono la circolarità, il primo concentrandosi sulla cooperazione tra diverse imprese per una gestione ottimale delle risorse, la seconda sul riutilizzo dei materiali all’interno di una specifica catena di fornitura o industria.

Il “riutilizzo creativo”, o upcycling, sta ridefinendo interi comparti, dall’abbigliamento all’edilizia.

Infine, l’ “estensione della vita del prodotto”,  oltre a essere principio dell’economia circolare risulta essere, in maniera contro intuitiva rispetto a driver fino a qui seguiti come l’obsolescenza programmata, una nuova opportunità di business, attraverso la manutenzione, la riparazione o il miglioramento.

Creare valore in un’economia circolare significa sfruttare l’innovazione per sviluppare imprese rigenerative che migliorano la loro redditività e resilienza, riducendo i costi per i consumatori e portando benefici all’ambiente e alla società.

 

La regola delle R: l’intero ciclo di vita tra materie prime e prodotti

La Regola delle 5 R è un concetto fondamentale per promuovere una gestione sostenibile dei rifiuti e rientra oggi nell’economia circolare. Introdotta in Italia nel 1997 con il decreto Ronchi, la legge che ha rivoluzionato la gestione dei rifiuti in Italia trasformando il concetto di rifiuto da problema a risorsa, questa strategia mira a ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti attraverso 5 principi   chiave: RiduzioneRiusoRicicloRaccolta e Recupero.

Nel tempo, e con lo spingersi della riflessione verso l’economia circolare, sono nate altre R, che rappresentano l’articolazione di strategie circolari per la progettazione di prodotti e sottoprodotti che aziende di diversi settori possono adottare.
Queste azioni sono oggi raggruppate in un elenco di nove punti, “The 9R Framework on the Circular Economy” , divisi in tre categorie principali:

  1. Utilizzo e produzione di prodotti intelligenti:
    1. R0 – Rifiutare (Refuse): evitare l’uso improprio di un prodotto, preferendo alternative multifunzionali;
    2. R1 – Ripensare (Rethink): incrementare l’uso del prodotto attraverso gestioni innovative e sostenibili, come i servizi di sharing economy;
  • R2 – Ridurre (Reduce): aumentare l’efficienza nella produzione e nell’uso, minimizzando il consumo di risorse naturali o nuove.

 

 

  1. Estensione della vita utile del prodotto e delle sue parti:
    1. R3 – Riusare (Reuse): riutilizzare un prodotto scartato che può ancora funzionare adeguatamente per un nuovo utilizzatore;
    2. R4 – Riparare (Repair): ripristinare la funzionalità di un oggetto guasto.
  • R5 – Ricondizionare (Refurbish): aggiornare un prodotto obsoleto per adattarlo alle nuove esigenze dei consumatori;
  1. R6 – Rigenerare (Remanufacture): produrre un nuovo oggetto dalle parti di uno vecchio con le stesse funzioni;
  2. R7 – Riqualificare (Repurpose): creare un nuovo prodotto con funzioni diverse utilizzando parti di prodotti esistenti.
  1. Applicazione utile dei materiali:
    1. R8 – Riciclo (Recycle): trasformare i materiali usati in nuove materie prime di pari o inferiore qualità;
    2. R9 – Recupero (Recover): ottenere energia dai materiali attraverso l’incenerimento, generando valore da risorse altrimenti non utilizzabili.


Le Politiche UE per l’economia circolare e il ruolo del packaging

In linea con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 previsto dal Green Deal, nel marzo 2020, la Commissione europea ha presentato un Piano d’azione per l’economia circolare, che prevede l’introduzione di prodotti più sostenibili, la riduzione dei rifiuti e la diminuzione delle emissioni di CO2.

In questo contesto il packaging svolge un ruolo cruciale perché, oltre a consumare risorse e produrre rifiuti, gestisce anche il trasporto di entrambi, influenzando direttamente l’impronta ecologica di numerosi altri settori.
Da novembre 2022 è in itinere una nuova regolamentazione a livello europeo specificamente per il settore degli imballaggi, giunta recentemente all’approvazione del Parlamento, che punta a migliorare il design degli stessi, a garantire un’etichettatura più chiara e a promuovere il riutilizzo e il riciclaggio. La proposta prevede anche una progressiva transizione verso l’utilizzo di plastiche biologiche, biodegradabili e compostabili, rafforzando ulteriormente l’orientamento verso un’economia veramente circolare.

La definizione di packaging per la UE

Le funzioni primarie del packaging sono e devono primariamente rimanere le seguenti:

  • contenimento: custodire il prodotto destinato al consumatore;
  • protezione: salvaguardare il contenuto da urti, contatti esterni e contaminazioni, preservandone la qualità;
  • manipolazione: facilitare il trasporto del prodotto lungo la catena distributiva, dal produttore al consumatore;
  • presentazione: valorizzare il prodotto, fungendo da strumento comunicativo per trasferire informazioni dall’azienda al consumatore.

Il packaging sostenibile è concepito per minimizzare l’impatto ambientale e massimizzare l’efficacia nelle sue funzioni. Trattare di imballaggi sostenibili implica esplorare dunque un’ampia gamma di settori, che vanno dalla progettazione alla logistica, fino al riciclo, in sostanza l’intero ciclo di vita dell’imballaggio.

L’ecodesign

Il packaging sostenibile parte necessariamente dall’eco-design, cioè dalla progettazione del packaging stesso che, tenendo conto delle esigenze di natura ambientale, funzionale, di business, deve immaginare la soluzione migliore. Ricordiamo che, in termini generali, l’eco-design non riguarda solo la creazione di prodotti “verdi”, ma considera in modo olistico tutte le componenti della sostenibilità, quindi anche le persone (diritti umani) e l’economia, promuovendo una visione a lungo termine attraverso l’innovazione e la consapevolezza ambientale.

Nel contesto del presente articolo, stiamo parlando di eco-design soprattutto in una prospettiva ambientale.

Da questo punto di vista l’eco-design tiene conto della circular footprint del prodotto oggetto di studio, quindi di fattori come l’efficienza energetica, l’uso di materiali riciclabili o biodegradabili, la riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale durante la produzione e la distribuzione. Inoltre, promuove l’adozione di pratiche sostenibili nell’intera catena del valore, coinvolgendo fornitori, produttori e consumatori.

L’eco-design attinge all’innovazione per poter sviluppare soluzioni creative e sostenibili. Questo significa non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche creare prodotti che siano ergonomici, esteticamente gradevoli e funzionali, soddisfacendo le esigenze degli utenti senza compromettere le risorse naturali.

Il food packaging

Nel settore alimentare, il concetto di packaging sostenibile deve conciliare la salute dell’ambiente con la salute umana.

Gli imballaggi a diretto contatto con gli alimenti, dalla sua produzione fino alla distribuzione e alla consegna finale al cliente, devono essere in grado di preservare il cibo salubre e integro nelle sue caratteristiche organolettiche; protetto dal contatto con sostanze esterne, da alterazioni, contaminazione e sofisticazione. E, in una visione più consapevole ed evoluta come quella che emerge dalla recente regolamentazione PPWR (link all’altro articolo), deve evitare anche contaminazione da microplastiche e PFAS.

Il contributo di Qwarzo all’economia circolare

Qwarzo è un solution provider dell’economia circolare e del food packaging. L’azienda ha sviluppato la tecnologia brevettata Qwarzo® che consta di un rivestimento minerale a base di silice che applicato ai materiali, come la carta, ne potenzia le caratteristiche, rendendoli resistenti all’acqua, all’olio e ad altri agenti contaminanti, è totalmente PMP-free (Plastic, Microplastic, Pfas).

La tecnologia Qwarzo® è l’innovazione sostenibile che il mercato attendeva per affrontare la transizione ecologica nel packaging e nel food packaging.

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